Dieci Domande ad una studentessaCol velo

Ciao gente!
Ultimamente sono stato parecchio assente a causa di un calo di creatività. Ma cercherò di riprendere a postare più spesso.

Intanto vi lascio con questa intervista interessante che spero aiuti a sfatare quelli che sono luoghi comuni e stereotipi su una religione che conosciamo poco.

A voi:

 

1) Ciao Sveva.
Grazie per la disponibilità, e benvenuta nel mio piccolo blog.

Per cominciare, parlami di te. Chi sei?
Questa la so!
Sono Sveva Basirah, una livornese convertita all’Islam. Sono una studentessa, ma anche e soprattutto una volontaria e un’attivista, perché non tollero l’intolleranza e credo di poter contribuire a imbellire un po’ questo pianeta con amore e un po’ di coraggio. Anche per questo danzo, faccio danza orientale… ma se voglio stare un po’ da sola mi ritiro nel profondo blu. M’interesso praticamente a tutto. Che altro posso dirti? Mi piacciono i basset hound, le caprette e le murene.

2) Come è maturata in te l’idea della conversione?
Vedi, non ho mai creduto nella Chiesa. La figura di Gesù, pace e benedizione su di lui, era fantastica, ma tutto quel che ci era stato montato sopra mi faceva rimanere profondamente dubbiosa. Ho provato ad andare oltre alle istituzioni, ma sono incappata in testi come la Bibbia o l’Antico Testamento. E non mi convincevano. Per credere nel Cristianesimo, parte sentita della nostra cultura in alcune zone d’Italia, ci vuole un bello sforzo di contestualizzazione e interpretazione per affrontarne l’arcaicità e la sfumatura retrograda (w i valdesi che lo fanno benissimo, masha’Allah). L’Islam, per me, è un passo avanti, è più chiaro, più femminista, più “terreno”, “più tutto”. Chi crede nell’Islam crede nel perfezionamento innovativo di una dottrina unica, quella dei tre grandi monoteismi. Tengo a dire che perché le devozione a qualsiasi fede frutti un buon risultato occorre studio, mediazione tra il Testo e la realtà odierna e una regola: perseguire l’amore. L’Islam per me è una fede credibile. E me ne sono accorta subito facendo volontariato con dei bambini del Nord Africa e dell’Africa Nera, osservando le pratiche religiose delle loro famiglie e leggendo il Corano. Da lì è nato un percorso.

3) Che tipo di ragazza eri prima di convertirti? Cosa è cambiato in te da quel momento?
Questa religione completa la mia vita. Prima ero agnostica campionessa nell’arte della bestemmia, da vera livornese. Ero molto scettica, e quando si è scettici non si apre alcuna porta, ed inoltre ero cinica, e il cinismo mette davanti agli occhi e all’anima soltanto lenti nere. L’Islam si è fatto strada dentro di me piano piano, tanto che anche da convertita all’inizio nutrivo alcune perplessità circa il dialogo tra Muhammad, pbsdl, e Dio, swt, ma le ho superate. Credere ha spazzato via la riluttanza verso le religioni e i religiosi e mi ha dato modo di accedere alla spiritualità contemplando le bellezza del mondo. Mi sono convinta che non sia affatto sciocco pensare all’amore divino come principio di tutto.
Essere una musulmana velata mi mette certamente in difficoltà in questa società sotto ogni punto di vista, ma non sono affatto sgomenta. Sono autentica e consapevole, e non mi voglio mai sentire una vittima, piuttosto voglio lottare, costruire, conciliare, promuovere l’Islam come religione d’amore come sono solita intenderla.
Come vedi, non è detto che una religione assopisca i sensi e addormenti la coscienza. Vedo molte più cose che prima non vedevo, e tra l’altro la lotta alle discriminazioni mi tiene sempre molto vigile. Cerco di avere sempre più empatia e curiosità possibili. Credere fa di me, come ti dicevo, una persona molto grata e attenta al Creato. La mia esperienza con la spiritualità mi permette di addentrarmi meglio in ogni questione legata alla religione, ma ovviamente è un fatto anche di studio continuo.
4) So che te lo avranno già chiesto in tanti, puoi raccontarmi la reazione delle persone che ti stavano vicino e della tua famiglia?
‘Nammerda, Giò. La mia famiglia la prese malissimo, ma all’inizio potevo capire perché il ragazzo dell’epoca non era granché e si rivelò profondamente violento, dopo diverso tempo dalla conversione. Nonostante io avessi ampiamente spiegato a tutti che si fosse trattata di una mia scelta consapevole, persi delle amiche, mi ritrovai tra i piedi conoscenti scettici e giudicanti, messaggi di parenti che mi chiedevano di smettere col Carnevale (il velo percepito come una maschera) e che mi promettevano una sberla e via dicendo. Una volta mi buttarono via tutti i veli e le cuffiette di stoffa e io dormii due notti fuori di casa. Un po’ quello, un po’ lo stronzo, tagliai i ponti con la famiglia e li ricostruii solo dopo che la relazione ebbe fine (ma anche lì, non mi aiutò nessuno). Furono tutti molto stupiti nel costatare che non solo fossi musulmana come prima, ma anche più praticante e serena. Non mi hanno mai veramente capita, né supportata, né lasciata un po’ in pace con la mia religione. Comunque, oggi la situazione è molto più calma e mi accontento. Non mi sono mai fatta condizionare e non ho mai rinunciato a me stessa per il bene di nessuno, esclusi piccoli compromessi per mantenere il quieto vivere. Non da tutti vengo riconosciuta come elemento sano di mente oggi, ma la mia autodeterminazione può ispirare altre ragazze proprio come quella di altre persone ha ispirato me. Keep going.
5) Come ti ha accolta la comunità musulmana?
Sinceramente non ho contatti “fisici” con la comunità musulmana di Livorno. Certo, conosco altri musulmani praticanti ma con qualcuno non parlo per via della visione omofoba che certi, come chiunque altro, ha della realtà e della fede, e frequento pochissimi altri fuori da moschee o circoli religiosi. Tra l’altro, con tutta la comprensione che posso avere per le abitudini delle comunità di origine straniera e le convinzioni di alcuni convertiti, boicotto qualsiasi moschea (come quella della mia città) che divida il luogo di preghiera in parte per donne, magari piccola e angusta, e parte per uomini. Ci vedo del maschilismo dentro e mi fa venire le bolle. Seguo da lontano progetti e novità del mondo musulmano italiano principalmente con Internet (quando ‘n c’hai ‘na lira per viaggià…) e opero il mio attivismo come posso. Ho trovato una bella fetta di musulmani laici, non omofobi e femministi, e questo mi fa immensamente felice, come un’ampia fetta di musulmani insopportabili. La presenza della Costituente Islamica, per esempio, per me è disturbante. Non condivido niente con i musulmani, magari convertiti, che predicano l’Islam solo per il gusto di rivendere la copia divinizzata delle loro convinzioni d’odio (non intendo terroriste parlando dell’Italia) o politicizzandolo.
6) Sei riuscita ad entrare in contatto con altre ragazze italiane convertite?
Certo, con molte donne e ragazze come con molti uomini e ragazzi. Ho conosciuto persone meravigliose convertitesi all’Islam con il cuore gonfio d’amore, mentre altre, invece, convertitesi al loro ego e alle loro frustrazioni (ognuno ha il suo modo di esplicarle quando non arriva ad elaborarle). Facendo un focus sulle ragazze, non ho conosciuto solo convertite fiere, intelligenti e amabili, studiose e osservatrici dell’Islam, dell’immigrazione, delle situazioni orientali, medio-orientali e africane ma anche ragazze attiviste contro l’islamofobia e della stessa pasta. Ho cercato di non farmene scappare nemmeno una. Nel mio progetto “Sono l’unica mia.” raccolgo delle perle, le mie colleghe, un gruppo di femministe, musulmane e non, davvero toste. Questi sono i tipi d’incontri che mi auguravo di fare nella vita.

7) Raccontami di “Sono l’unica mia”. Come ha preso forma questo progetto?
SLUM nasce a metà ottobre 2015 grazie all’incoraggiamento di Abbatto i Muri (di cui adesso sono una felicissima eretica anch’io, li amo). AiM pubblicò un mio pezzo in cui raccontavo la mia esperienza ad una autogestione a cui mi ero presentata col velo. Era la prima volta che indossavo il velo davanti a gente conosciuta e mi presi la prima batosta. Decisi di raccontare ogni batosta che mi fossi presa e di lottare contro l’islamofobia, così creai uno spazio. “Sono l’unica mia” partiva da una traduzione un po’ poetica del termine turco “birtanem”, ma racchiuse sin da subito il forte messaggio di autodeterminazione che voglio tutt’ora trasmettere. Il progetto si è evoluto enormemente grazie alle mie colleghe e all’ampliamento dei nostri interessi e delle nostre esperienze, così oggi è sulla via di diventare sito e trattare ufficialmente temi che vanno dall’Islam al femminismo, dalla discussione sulle discriminazioni alla lotta, immigrazione, arte, condizione dei musulmani nel mondo, situazioni dei paesi islamici, situazione lgbt nei paesi islamici (e essere nel team e lettrice de Il Grande Colibrì mi dà informazioni e contatti con persone a dir poco splendide), interazione e scambio e molto altro.
8) Parlami di quello che fai nella tua vita, quando non sei a scuola. Come impieghi il tempo libero?
Nel tempo libero pedalo, faccio danza orientale e cerco d’imparare l’inglese. Cerco di non stare un attimo ferma, non che il riposo mi dispiaccia, ma non voglio perdermi i pochi eventi interessanti che ci sono nella mia città. Ultimamente il collettivo femminista NonUnaDiMeno di Livorno si è organizzato, ma ho avuto qualche difficoltà a frequentare anche se sono decisa a continuare e ripresentarmi ad ogni riunione. Scrivo per SLUM e cerco di seguire meglio che posso il Colibrì e il progetto Allah loves equality. Mi vedo spesso con le mie amiche o ci passo ore e ore al telefono! Faccio molte ore di volontariato per il progetto “Nati per comunicare”, insegno italiano a diversi bambini stranieri che a ore prestabilite vengono nella struttura per fare la lezione e studiare. Oltre alla loro insegnante, ormai mi sento un’amica. Sono una volontaria anche in una struttura RSA, e lì svolgo attività ludiche con gli anziani. Il volontariato arricchisce prima di tutto chi pensare di “dare”.
Il tempo che mi rimane lo (s)passo svaccata sul divano a guardare serie TV con gli zombie e a bere tè.
9) La danza del ventre. Come ti sei avvicinata e di come la vivi? Ti senti più sicura di te?
Danza orientale, non me la chiamare “del ventre” che io e la mia insegnante ti diamo un morso. “Orientale” comprende tutti i movimenti, tutti gli stili, tutte le culture coinvolte in ogni tipo di danza. Ho cominciato tre anni fa. Ho provato veramente un sacco di sport, ma non c’era niente che mi appassionasse. Ok, mi appassiona l’apnea, ma sono una sub soltanto quando l’acqua non mi congela le reti neuronali. Ho provato anche ad andare in palestra, ma quella serie di movimenti anonimi mi ha spallata parecchio. Mi venne la brillante idea, non ricordo come, di praticare la danza orientale e sono venuta a sapere che una collega di lavoro di mia zia la faceva da questa brava Nada Al Basha. Mi sono recata alla scuola e alla prima lezione è stato amore. La danza non è solo un’insieme di movimenti, ma è anima, è gruppo, è creatività, è scoperta di sé. Ogni passo non è altro che la metafora della vita. Quale migliore attitudine se non affinarsi nella danza per abituarci ad amare noi stesse, ad amare il mondo, l’arte e la bellezza, al gruppo, alla disciplina, all’impegno e alla costanza, alla dedizione nel fare quel che ci rende felici e ci realizza? Ecco cos’è per me la danza. La danza mi avvicina a Dio. E non può che rendermi sicura di me, perché è il mettersi in gioco e relazionarsi fraternamente che fa crescere. Devo proprio ringraziare la mia insegnante per questa meravigliosa scoperta.

10) Ieri, oggi, domani. Cosa cambieresti del passato e come ti vedi tra 10 anni?
Del passato non cambierei niente. Tutto il dolore che ho sperimentato mi serve tanto quanto l’amore che ho dato e ricevuto. Anzi, penso che le cose che non sono andate bene mi siano capitate proprio perché io possa rielaborarle alla grande. Tra 10 anni? Spero di vivere da sola o con le mie colleghe come coinquiline, prima di tutto, e di essere uscita dall’Università da psicologa e studiosa di neuroscienze. Tra 10 anni voglio aver viaggiato un pochino e essermi spremuta per fare quello che amo, attivismo e volontariato. Tra 10 anni vorrei che SLUM fosse un sito conosciuto e attivo concretamente in Italia nella promozione di progetti vari. Inshallah.

10 pensieri riguardo “Dieci domande ad una studentessa col velo.

  1. Ciao, intervista molto interessante e punti di vista per tanti aspetti condivisibili. Solo un dubbio: cosa significa essere musulmani laici? Essere laici (io per esempio lo sono) significa non aderire a nessun credo religioso.

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      1. No, aspetta 🙂 Laicità non è sinonimo di ateismo, essere laici significa accettare e sostenere la divisione tra Stato e fede (estendo a fede perché anche se i dizionari dicono Chiesa mi sembra riduttivo e riferito strettamente alla legge italiana). Penso che la laicità protegga tutte le religioni e tuteli i diritti civili. Su parlo di Costituente Islamica: sarebbe una specie di Democrazia Cristiana musulmana e mi manda in bestia. “Leggi ispirate all’Islam!” è proprio la DC- la vendetta. In contrapposizione, è nato appunto il movimento di musulmani laici 🙂

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  2. Mi sembra una musulmana fai da te con delle idee parecchio confuse sul Cristianesimo. Comunque se ha trovato la sua strada, contenta lei contenti tutti. Se non tollera l’intolleranza avrà molto da fare con i suoi correligionari, cominci a lavorare da lì, auguri.

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  3. Il titolo mi ha incuriosito e leggere una sfumatura differente di quello che senti dire ogni giorno è davvero bello. Insomma, stando ai mass media dovremmo avere paura degli altri, salvo poi accorgerti che la tua collega universitaria che porta il velo guarda film di zombie! E lì ti si apre un mondo nuovo!

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      1. Per un pò di tempèo ho frequentato un ruppo di amici con due fratelli musulmani. Erano l’esatto contrario di quello che descrivono i giornali. Persone squisite, affidabili, amichevoli e socievoli. La sorella, proprio come la protagonista dell’intervista, faceva danza orientale e tutt’ora ne è maestra. Grabdi lavoratori e soprattutto mai che ho sentito dare giudizi nei confronti delle persone.

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      2. Ma ovviamente non sono le persone squisite, affidabili, amichevoli e socievoli a fare notizia. Purtroppo quindi la tv ci bombarda con il peggio, e quindi la gente si convince che siano tutti cosí.

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  4. ho messo mi piace, ma è solo per l’argomento e non per quello che vi è scritto…..premetto che ognuno di noi ha un proprio modo di vivere la propria spiritualità ….. però chiamarsi cristiano significa aver incontrato Gesù Cristo e seguire quello che Lui ha detto…. chiamarsi mussulmano significa seguire quello che Maometto ha detto , ispirato dal suo Dio…..e così le altre religioni. …. io ho studiato per un periodo l’arabo con un insegnante del Marocco e lui mi ha sempre ripetuto che per diventare mussulmano avrei dovuto imparare l’arabo per leggere il Corano, che non ammette traduzioni….presumo che la ragazza sappia bene l’arabo ed abbia letto il Corano originale…. se lo ha letto , non credo che possa ragionare come ragiona ora rispondendo alla tue domande…. la religione islamica non ammette deviazioni o ragionamenti propri e personali…. Credo che piuttosto sia una religiosa fai da te, come ce ne sono molti sia tra i cristiani che i mussulmani….. Per me va benissimo quello che fa, solo dovrebbe evitare di chiamarsi musulmana…. e poi, per finire, non credo che sia mai stata cristiana…. se conosci veramente Cristo è’ impossibile lasciarlo….

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  5. il punto è che le religioni monoteiste non hanno nulla di femminista sebbene alcuni credenti progressisti vogliano vedercelo per forza e facciano di tutto per conciliare l’ inconciliabile.

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